Immergersi nello studio della linguistica è come vivere un’avventura affascinante; le parole ci raccontano storie straordinarie che, molto spesso, nessuno può più svelarci. I parlanti accolgono, elaborano e riflettono le complesse relazioni della vita umana, le immagini della vita quotidiana, i rapporti interpersonali, le tappe della storia, riportandoli nelle parole. Ogni lingua è un caleidoscopio di mondi vari e affascinanti.
La lingua resiana corrisponde esattamente a questa descrizione, per la varietà di prestiti che vi si trovano.
Nel lessico resiano-slavo troviamo una serie di parole che dal proto-germanico sono passate nel proto-slavo e, quindi sono arrivate fino a noi1; sono elencate qui di seguito (tra parentesi l’originale e poi > in resiano):
(xlěbъ>) hléb ‘pane’ [pane a pasta acida’ contrapposto a (kruxъ>) kruh ‘pane in generale’], (kotьlъ>) kotòw ‘paiolo’, (kupiti>) kǘpet ‘comprare’, (kusiti>) kǘšät ‘assaggiare’, ecc.
Un’altra serie di termini derivano dalle parlate del germanico occidentale1e sono entrate nell’antico slavo:
(avorъ>) jàwor/àwor ‘acero’, (cьrky>) zírkuw ‘chiesa’, (dъska>) dä́ska ‘asse’, (xlěvъ>) hliw ‘ fienile’, (xyzъ>) hïšä ‘casa’, (jьstъba>) jïsbä ‘isba’, (nabozězъ>) nabúśäz ‘trapano, succhiello’, (pila>) pḯlä ‘sega’, ecc.
Non solo; sono entrate nello slavo antico anche parole dal latino1, come:
(bersky>) perčikä ‘pèsca’, (čeršьna>) črišinjä ‘ciliegia’, (kolęda>) kolédä ‘questua epifanica’, (mъlinъ>) mlèn ‘mulino’, (mъstъ>) mošt ‘mosto’, (sekyra>) sikírä ‘accetta’.
Come già detto, le parole non sono termini astratti, ma l’immagine di rapporti fra popoli che si incontrano o si scontrano, che sono bilingui ed hanno contatti, commerciali, culturali o di sottomissione, chissà!
Leggendo qua e là, troviamo termini arrivati da molto più lontano: dal kazako2, ottaw ‘taglio del fieno’, che in resiano è otàwä ‘secondo taglio del fieno’; sempre dal kazako košč ‘campo di nomadi’, ‘vivi da nomade’, ci piace pensare che possa essere confrontato con il cognome “Cos”, forse un retaggio di köščšči ‘nomade’, con un’accezione di ‘coraggioso’.
Nella lingua resiana troviamo anche delle formazioni autonome, da me considerate ‘perle’: Povíräk ‘arconcello’, Prë́dnën ‘di mattina presto’, Remorafìsta, deriva dalla combinazione di ‘eremo (< dal friulano ‘remo’) e Ravistan’, (Sella) Sagata, significa semplicemente sa-ghàtär = dietro la grata, Bohobare – guai! (esclamazione), dall’unione di due parole Bö́gho + bare, cioè ‘chiedi a Dio’, Tö́čikej < w toliče kej ‘appena poco fa’, w-dúmu ‘velocemente’, correre tanto velocemente da alzare la polvere cioè ‘il fumo’.
Con l’italiano ed il friulano la lingua resiana condivide anche una serie di parole entrate nel lessico durante il periodo storico dominato dai Longobardi e poi dai Franchi, fondatori del Regno d’Italia (855). In resiano quelle parole si sono mantenute inalterate nel corso dei secoli, mentre nelle altre due lingue i termini hanno subito un’evoluzione [nel seguente elenco, dall’originale4 si trascrive il termine > res/resiano, poi quello friul./friulano e it/italiano]:
(originale francone) *waidhanjan ‘portare al pascolo traendone profitto’> res. ‘wadänj ‘guadagno’, friul. ‘uadàgn ‘guadagno’, it. ‘guadagno’;
(originale francone) *walkan ‘rotolare, muovere di qua e di là’ > res. ‘wlàćät ‘camminare barcollando’, friul. ‘svuazzâ ‘sguazzare’, it. ‘gualcare (sodar panni con la gualchiera)’;
(originale longobardo) *wankja ‘(parte) curva’ >, res. ‘wïnćä ‘curva, tornante’, friul. ‘suincâ ‘evitare, aggirare’, it. ‘guancia’;
(originale francone) *want ‘abito’> res. ‘wänt ‘abito’, friul. ‘vuant/guànt ‘guanto’, it. ‘guanto’;
(originale gotico) wardja dal v. germ. warōn ‘prestare attenzione’> res. ‘wàrdijä’, friul. ‘uàrdie’, it. ‘guardia’;
(antico francone) guaries, ‘molto’> res. ‘kàrje’ (ipotesi), friul. —, it. guàri ‘molto’ (spec. in espressioni negative);
(originale gotico) *slahta ‘stirpe’> res. žlahte ‘parentado’, friul. sclàp ‘schiera, brigata’, it. schiatta;
(originale gotico) *stalla ‘dimora, sosta’ > res. štàlä, friul. stàle, it. stalla;
(originale longobardo) *smahh(j)an ‘rendere piccolo’, > res. smàkar ‘ceffone’, friul. smacajà ‘acciaccare’, it. smaccare.
In questa rassegna del lessico resiano un posto molto importante occupano i prestiti friulani, testimonianza dell’interazione continua di noi Resiani con la società friulana, da cui abbiamo recepito la struttura socio-economico-amministrativa e politica. Al contrario, non c’era altrettanta ‘consuetudine’ con gli sloveni, basti dire che in resiano non esiste la parola ‘sloveno’. Per ‘sloveni’ si dice ‘Buške’, cioè abitante di Bovec (> Buške), esteso poi a tutti gli sloveni e, la Slovenia, è ‘Buškö’. Nella lingua resiana non è mai penetrato il termine ‘slovenski, slovenez’.
Volendo comprendere appieno l’importanza dei prestiti friulani, possiamo fare una classificazione e raggrupparli per categorie: esempio quella dei soggetti economici, degli arredi e dell’oggettistica di casa, degli attrezzi da lavoro, degli elementi architettonici, del vestiario, delle pietanze, ecc.
Di seguito un esempio di prestiti friulani per indicare i soggetti economici, che si affermavano nella società friulana: baćâr ‘macellaio’, uštîr ‘oste’, bošćadö́r ‘boscaiolo’, ćaradö́r ‘carrettiere’, kràmär ‘ambulante’, ecc.
I termini pervenuti nella lingua resiana sono stati chiamati pirǵana basida (lett. ‘parole aggiunte’) e i friulanismi sono circa 2.000, ad indicare l’influenza significativa ed ininterrotta della cultura e società friulana nella vita resiana. Alcuni di questi friulanismi sono talmente antichi che vengono percepiti come originali resiani, es.: bračadórja ‘spallacci della gerla’, bä́lč brǘšć ‘fascina di sterpi’, plö́veh ‘aiuto collettivo’, brudušćä́t ‘parlottare ad alta voce’, braf ‘contento, soddisfatto’, ecc.
Accanto ai friulanismi, nella lingua resiana, coesistono anche germanismi, dovuti alla presenza in valle di un clero tedesco e poi alla frequentazione dei resiani nei territori dell’impero asburgico, protrattosi per secoli, fino alla Grande guerra. Sono germanismi alcune parole molto sentite nella società resiana, come ad esempio: ghöträ ‘comare’, ghötar ‘compare’.
Considerata questa varietà di termini, estranei al sostrato slavo, giustamente Baudouin de Courtenay aveva chiamato il resiano anche ‘lingua mista’.
Insomma a ben guardare la nostra lingua ci racconta il percorso della nostra storia: chi abbiamo incontrato e dove, come abbiamo cambiato le nostre abitudini da nomadi a stanziali, come abbiamo ricavato il sostentamento dalla terra, dall’allevamento del bestiame e dal commercio, come abbiamo conservato i nostri usi e costumi, sempre orgogliosi di essere ‘resiani’ senza mai tradire, per secoli e secoli, la nostra autentica identità resiana.
Nadia Clemente
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Note:
1—Prestiti nel protoslavo da Wikipedia;
2—Dal Segno al suono pg. 186; Olzhas Suleimenov (Sandro Teti Editore, 2015)
3—Dal segno al suono pg. 173;4—Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli 19834
4—Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli 1983.