L’istituto di Cultura Resiana è un museo virtuale che raccoglie tutte le caratteristiche e le peculiarità degli abitanti della Val di Resia in provincia di Udine.
LETTERATURA E MUSICA POPOLARE
Резья занимаетъ чрезвычaйно маленькую, coвершенно незамѣтную частичкy земнaго шаpа. Cлавянскіе yченые и путешественники, хотя и писали кое-что o Резьѣ и Резьянах, но такъ немного и такъ давно, что для громаднаго большинства современныхъ образованныхъ людей эта земля и этотъ народъ впoлнѣ неизвѣстны.[1]
La Resia occupa una parte straordinariamente piccola, del tutto impercettibile del nostro pianeta. I dotti e i viaggiatori slavi, sebbene abbiano scritto qualche cosa di Resia e dei Resiani, scrissero così poco e lo fecero da tanto tempo che per la maggior parte delle persone colte del nostro tempo questo paese e questo popolo sono del tutto sconosciuti[2].
Così scriveva Baudouin de Courtenay nell’introduzione al suo saggio “Резья и Резьяне” (1876) pubblicato nello Slavjanskij Sbornik – Tomo III, pagg. 223-371[3].
Resia è una valle alpina, incuneata fra le Alpi e le Prealpi Giulie, che si estende in direzione ovest-est per circa 20 chilometri. Ad est la valle è chiusa dal massiccio montuoso delle Alpi Giulie, culminante nel monte Canin (2587 metri s.l.m.), sull’estremo confine nord-orientale dell’Italia. Gli abitanti della Val Resia sono distribuiti in cinque frazioni principali: San Giorgio/Bila, Prato/Ravanza (il capoluogo), Gniva/Njïwa, Oseacco/Osoanä e Stolvizza/Subizä; mentre Lipovaz, Crisacis, Gost e Lischiazze sono borghi minori. In una valle adiacente si trova Uccea. Attualmente gli abitanti residenti sono meno di 1000, ai quali si possono aggiungere i Resiani iscritti all’A.I.R.E. (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e coloro che vivono in altre regioni d’ Italia, trasferiti per motivi di lavoro.
Resia e i Resiani sono rimasti isolati e sconosciuti alla cultura slava fino a quando il conte Jan Potocki nel 1798 arrivò casualmente a Resia; di questo incontro rimase notizia nel manoscritto che poi fu tradotto in tedesco da Kopitar e, insieme con le sue osservazioni, fu inserito in “Die Slaven im Thale Resia – Vaterländische Blätter für den österreichischen Kaiserstaat. Jahgr. IX, 1816”.
Agli studi di Baudouin de Courtenay, che arrivò a Resia per la prima volta nel 1873, si deve l’analisi approfondita della lingua e della cultura resiana.
La conformazione geografica della valle, chiusa da tutti i lati, con l’unico accesso carrozzabile, costituito da una strada realizzata nel 1838, ha determinato e condizionato la vita e le vicende storiche della valle, ma allo stesso tempo ha determinato la sua fortuna, perché il ricco e vasto patrimonio culturale, musicale e linguistico, si è tramandato quasi inalterato fino ai giorni nostri: in particolare la lingua arcaica di origine slava, ma anche le musiche, le danze e la letteratura orale.
[1] Baudouin de Courtenay, Resia e i Resiani, in Slavijanskij Sbornik, Tomo III, Peterburg 1876
[2] Traduzione di Giuseppe Loschi 1894.
[3] http://publ.lib.ru/ARCHIVES/__Raritetnye_knigi/Slavyanskij_sbornik_03_1876.pdf